31 luglio 2010

Io

Grido

Acqua… acqua!
Ne ho bisogno per vivere,
per non morire.

Non un diluvio
che mi sommerga.
Non un fiume in piena
che mi travolga.

Solo una goccia
sulle mie labbra arse,
sulla mia pelle isterilita,
sui miei occhi consumati.

Acqua,
solo una goccia.
Amore,
solo una goccia.

Collo di Bottiglia





   Se chiedessi a cosa pensate leggendo questo titolo, probabilmente le risposte che riceverei sarebbero le più svariate. A me, il collo della bottiglia fa pensare a una strettoia, a un canale angusto attraverso il quale è difficile passare, ma in fondo al quale si vede una luce.
   Quando il Manzoni, nel suo romanzo I Promessi Spesi, racconta la scena in cui Don Abbondio incontra i Bravi, narra di una situazione in cui il protagonista si infila in una situazione sgradita, da cui però non può esimersi. Una strettoia da cui deve per forza passare, un collo di bottiglia da attraversare per poter andare oltre.

30 luglio 2010

Romanzo "A" - 2.1

(...continuazione...)

2 - Il Diario di Nonna Maria. Infanzia e scuola.


   Mi chiamo Maria Vianello. Sono nata a Venezia e propriamente nell'isola della Giudecca il 15 agosto 1895, giorno della Madonna Assunta in Cielo.
   Mio padre si chiamava Giovanni ed era nato a Pellestrina, un’altra delle isole di Venezia. La mamma invece si chiamava Anna Milletich ed era nata a Pola. Se tutti i miei fratelli fossero sopravissuti, la mia famiglia sarebbe stata molto numerosa: fra vivi e morti, mamma partorì sedici figli.

Romanzo "A" - 1.3

(...continuazione...)


   La mia attenzione è attratta dalla pila di riviste. Perché mai conservare legate assieme delle vecchie riviste? Che stranezza. Incuriosita, prendo il pacco e sciolgo il legaccio che lo tiene unito. Con stupore mi accorgo che ci sono dei fogli scritti a mano dentro alle copertine, forse nel tentativo di preservare il contenuto dalla polvere. Che sia un diario segreto, volutamente contrabbandato? Il tempo c’è e la curiosità è tanta. Mi sistemo su una delle poltroncine, quella meno rovinata, e inizio a sfogliare uno dei quadernoni.

Stella


Notte stellata
Vincent Van Gogh



La notte è buio,
è silenzio urlante,
è solitudine fredda.

Ma basta una stella
a rischiarare il cielo.

E mentre soavi note
mi avvolgono
un calore mi pervade.

Ti odio


Ora so
cosa prova
il pesce sul banco del mercato
quando
ancora boccheggiante
gli vengono strappate le interiora

29 luglio 2010

Romanzo "A" - continua 1.2

(...continuazione...)
  
   A giorni arriverà l’impresa edile. Ho assunto un architetto con l’intenzione di rinnovare questa vecchia dimora, ormai troppo al di fuori dalle regole energetiche e funzionali. Lui mi ha sottoposto molti progetti, alcuni avveniristici, altri tradizionali, ma non mi è facile scegliere un nuovo abito per una casa di famiglia. Ad ogni modo siamo giunti a una conclusione: un sopralluogo fatto, ad ambienti vuoti, da un team composto dall’architetto, da me e da una ditta specializzata in restauri, ci consentirà di confrontare tutte le idee permettendo di unire i miei sentimenti e aspettative alle possibilità strutturali e alle necessità innovative.

28 luglio 2010

La stanchezza

LA STANCHEZZA



    A volte capita di sentirsi strani. Non si sa esattamente che definizione dare al proprio malessere, non c’è nemmeno nessun sintomo concreto da dichiarare, ma non va.
    Possiamo chiamare questo status “stanchezza”? non lo so, ma a me è capitato di definirlo così. Non è una stanchezza fisica, di quella che può soffrire una persona adibita a lavori pesanti o che colpisce un atleta in vista del raggiungimento del suo traguardo, non procura dolori muscolari o affanna il respiro, ma in un certo senso ci fa sentire il peso di cento sacchi di cemento sulle spalle, la tachicardia e il respiro affannoso di una lunga corsa. Non è stanchezza fisica, ma c’è.

Angoli della mia città

Treviso - Riviera Santa Margherita
(nello sfondo la sede dell'Università)



[...] dove il Sil al Cagnan s'accompagna [...]
Dante - Il Paradiso


Sottoportico dei Buranei

La casa di Giovanni Comisso
(giornalista e scrittore 1895-1969)

Romanzo "A" - Cap. 1.1

1- E' tempo di cambiare

   Sto guidando da quasi un’ora. La mia auto fila veloce su stretta strada provinciale in aperta campagna, costeggiata alberi che, immagino, nel periodo estivo le diano un bell’aspetto. Oltre, solo campi. Fino all’orizzonte.
   Strana sensazione. Mi sembra di essere in un film di fantascienza e attraversare una bolla spazio-temporale che divide una promessa per il futuro dai resti del passato: attorno a me terra brulla, che è stata e che sarà nuovamente fertile, letto di coltivazioni attualmente a riposo per l’inverno.
   Il cellulare squilla riportandomi bruscamente alla realtà Il bluetooth si attiva, abbassando automaticamente il volume della radio.

Istinto




27 luglio 2010

Il Mio Giardino Segreto





   Vivere la quotidianità non è sempre facile: famiglia, figli, marito (o moglie) sono sempre vicini. A volte troppo, ognuno con la sua vita, a volte problematica, altre semplicemente caratterizzata dall’età particolare. Crisi adolescenziali o notti insonni per bebè con le coliche, coniugi iperattivi o ipersedentari; poi ci sono anche genitori saccenti e invadenti o, invece, bisognosi di aiuto a cui talvolta si uniscono fratelli, sorelle, zii, cugini, nonni ultracentenari, e... Ommammamiaaaaaaaa…
   Basta così! Già solo così mi viene il mal di pancia! Invece c’è pure il lavoro, con i capi esigenti, i sottoposti invidiosi, i parigrado sgomitanti, budget da raggiungere, premi da contendere, clienti da coccolare, la tecnica da aggiornare, adeguamenti al passo con le tecnologia, studi di mercato, il mercato che non tira, la crisi economica, la pioggia che arriva, e… non c’è più la mezza stagione, mannaggia-pure-al-lavoro. Ma per fortuna che c’è…
   E arriva la sera. Vorremmo sederci tranquilli, magari in silenzio, anche al buio, invece suona il telefono (il cellulare, perché il fisso chi ce l’ha più, ormai?) con l’amica in crisi che deve raccontare, vomitare il suo fiume di parole, sfogarsi… perché solo-tu-mi-capisci, e mio marito è un mostro, un buzzurro che non si sa nemmeno come ho fatto a sposarlo, e poi c’è lui (l’amante!) che mi sembrava così dolce e carino e invece adesso è anche lui seduto davanti alla tivvù a vedere la partita perché-sono-tutti-uguali, e mentre allontaniamo l’apparecchio per dare un po’ di tregua alle nostre orecchie (entrambe, perché ormai abbiamo cambiato lato più volte), la porta di sopra sbatte e sentiamo la figlia adolescente (immaginiamo) piangere lacrime amare per l’amore estivo ormai finito…
   Basta! Questa volta davvero! Mi chiudo in me stessa e il desiderio di immergermi in un vuoto spazio temporale mi assale. Forse stavolta ci riesco davvero.
   Lui parla, ma senza suoni. Lui ascolta, senza insistenza. Lui accoglie, come agreste panchina. È il mio giardino segreto. Un angolo dove non ci sono obblighi, fretta, amici o parenti petulanti. Talvolta c’è un amico particolare (solo uno, non più di uno) ma che non può essere, per definizione, un amante, perché se lo fosse questo amico rientrerebbe nel vortice della vita con piaceri/doveri/crisi/nervosismi/arrabbiature/aspettative.
   Amo il mio giardino segreto e, anche se per me è ancora un luogo inesplorato, cerco di conoscerlo. Sono guardinga, non vorrei cadere o ferirmi inavvertitamente, ma so che per prosperare anche il mio giardino segreto, come ogni giardino che si rispetti, non può essere trascurato. Ha bisogno di essere annaffiato (non troppo, né troppo poco), di essere curato e vissuto. Con piacere, con quel pizzico di desiderio che ci spinge a ritornare in un posto piacevole.
   Il mio è un giardino semplice, come quelli di montagna, tanto verde e qualche ramo secco da sistemare. C’è pure una fontanella nel mezzo: non funziona, per adesso, ma forse un giorno ci si potrà abbeverare.
   Bello.
   Il mio giardino segreto.

 
Su. 07.07.2010

Nel Blu


Vorrei
che il blu dei miei occhi
colorasse
i toni scuri della vita.

E se la tristezza ti assalisse,
immagina:
io ti guardo
e sorridi.

Perditi
nel blu dei miei occhi,
profondi, come l’oceano,
avvolgenti, come un caldo abbraccio,
limpidi, come la mia anima,
puri, come il cuore.

Delle persone che amo.

Lei è magnifica!

Il profumo che esce dalla cucina è delizioso. La adoro!
Ho avuto una giornata terribile, girando per le strade della città, rischiando di essere travolto ogni volta che tentavo di attraversare. Cavoli, possibile che questi automobilisti da strapazzo non mi vedano?
Al mio rientro, ho trovato la porta di casa chiusa. Ho dovuto attendere, ma lei non arrivava. Ho provato ad entrare dalla finestra. A volte la trovo aperta. Niente da fare. Tutto ermeticamente chiuso. Frustrato e deluso, non mi resta che attendere.
Poi lei finalmente arriva.
Sono sprofondato sulla poltrona, per un sano pisolino prima di cena.
“Vieni, tesoro. E’ già sul piatto.”
Corro da lei, tuffandomi a capofitto sui manicaretti che mi ha preparato, leccandomi i baffi. E’ magnifica, sa sempre cosa prepararmi, quello che mi piace di più. E lo fa per me, solo per me. Non quello che mangia lei, ma pietanze appositamente create. Non potrei stare senza di lei.
“Bene, ora che abbiamo la pancia piena, un po’ di relax.”
La vedo dirigersi in camera, stendendosi sul letto. Sono tutto un fremito. Su, dài. Fammi venire con te.
“Non mi guardare con quegli occhioni. Sai che non resisto.”
Mi sorride e tende la mano verso me. Si, ho capito! Mi vuole. Un balzo e sono già sul letto, vicino a lei.
“Sei il mio cucciolo peloso. Ti voglio bene, Max”.
Le sue mani mi sfiorano partendo dalla testa, fino sulla schiena. Carezze, coccole, il suo calore vicino, mi sembra di impazzire.

26 luglio 2010

Parole esanimi

Il Disinganno - 1752
Francesco Queirolo





Parole svuotate galleggiano esanimi
Serbando memoria nel tempo prescritto
Giorni immateriali del nostro
Amore?


Di quando tutto significa niente
E a volte ancora
Oppure forse sempre e mai più
Parole a girotondo
Che girano attorno al mondo

E

Tutti giù per terra
Ma siamo altrove
Parole vuote, inconsistenti
Non false
Perché già non hanno significato.

Bolle volteggiano nei ricordi
A ricoprire e illuminare
Lo strazio del sollievo
E scoppiando
Riportano al vero.




Kimmi - 28.01.2004

Che Caldo!


Lasciatemi dormire: fa troppo caldo!!!
Shady

L'ALTRA

L'altra: un raccontino tipicamente estivo. Una storiella che capitava spesso, specie d'estate, nel periodo che predispone alle ferie. C'erano spesso occasioni speciali, da prendere al volo. Oggi (forse) un po' meno di un tempo. Spero possa farci sorridere, senza malinconia.
  
* * *

   E’ tanto tempo che stiamo assieme. Ricordo ancora il giorno che ci siamo incontrati. Era dall’altra parte della vetrina del negozio che, con aria assorta, guardava la merce esposta. Quando un sorriso gli si è disegnato in volto, stava proprio guardando me. L’ho conquistato così: mi ha vista e presa.
    Anni felici, sempre assieme. Si pavoneggiava con i suoi amici di avermi, mi considerava una gran conquista.
    Ma il tempo passa e qualche giorno fa, mentre stavamo partendo per una gita di famiglia con i bambini, vedo il suo sguardo posarsi su di lei. Un movimento impercettibile, solo un attimo, ma che è bastato a farmi cadere in uno stato d’ansia. Lui non mi considera più come una volta. Anche se le sue attenzioni sono sempre amorevoli, sento che qualcosa sta cambiando.
   Sei e sarai sempre nel mio cuore – mi ha detto stamattina, indirizzandomi un sorriso, quasi avesse intuito i miei pensieri. Usciamo assieme, come il solito, dirigendoci verso il centro. Un rapido giro, il caffè al solito bar, la chiacchiera scambiata con l’edicolante sulle notizie del giorno riportate sul quotidiano.
   Poi, una sosta inaspettata.
   Proprio lì, davanti a quella stessa vetrina dove ci siamo conosciuti tanti anni fa. Lasciandomi in disparte, si avvicina al venditore del negozio. Li vedo parlare, gesticolando. Colgo un suo sguardo eloquente, verso di lei. Le sorride.
   Una stretta di mano, una pacca sulla spalla lo vedo sparire nell’ufficio vendite. Non capisco che sta succedendo, ma io lo aspetto qui. Pazientemente, cercando di cogliere un segnale, qualcosa che mi faccia passare l’angoscia che sale prepotentemente.
   Quando esce ha un sorriso radioso, quasi da offuscare la luce splendente del sole in questa bellissima giornata di fine estate.
   Con una mossa imprevista, lo vedo dirigersi verso di lei. Un colpo al cuore: lui apre la portiera di quella nuova auto, dalla carrozzeria rosso fiammante, e accende il motore. Si allontana, lasciandomi qui nel parcheggio, nello sconforto più totale.
   Ancora stordita, inebetita, cerco una spiegazione a tutto ciò che è successo. Vedo il venditore chiamare a gran voce, mentre la sua mano impietosamente indica me.
   “Tonio, prendi le chiavi e porta dentro quel vecchio catorcio parcheggiato. Togli la targa e portamela in ufficio. Forse riesco ad inserirla nella lista delle auto da rottamare di questo mese!”.

fine

25 luglio 2010

UP & DOWN

Questa è una mia vecchia poesia. La voglio dedicare.

A chi, a distanza di tanti anni, è riuscito nell'intento di riportarmi lì da dove (con fatica) ero riuscita a riemergere.
A chi, conoscendo la mia anima, ha voluto farmi tornare a vivere momenti bui.
A chi mi ha spinto a rinnegare me stessa e ciò che ero, per tornare nell'oscurità della mia tana.
A chi non sa cosa ha perduto, facendo perdere me stessa.

Io risorgerò, ne sono sicura.
Spero non tra altri otto anni.
Non credo riuscirai a trovare questo mio nuovo blog, ma se fosse, sappi che è dedicata a te.


Odio.
E amo.
Un attimo sono in volo,
poi sprofondo nelle viscere.


Sono sulle montagne russe,
è una giostra
ma non del Luna Park.
E’ la mia vita.


Il desiderio di accettazione
manovra  come burattino
In mano a chi
non sa (non importa) la mia esistenza.

E io cerco,
mi affanno, mi ostino!
Ad essere chi non sono.
Maschera di me stessa

Fermate la giostra.
Chiudete i cancelli
Spegnete le luci.
Il Luna park chiude.

Kim 04.11.2002

Nell'arena

Merda *                                          
improvvisati contadini spargono
a livellare le loro anime
strabordanti.

Costruzioni di carte da gioco
scivolano distrutte
dalla toreada quotidiana

Ricostruirò - forse -
oltre l'arena.


*(prego concedere licenza poetica: la composizione varierebbe di significato con una parola diversa)Su. 25.07.2010 - 07.45.58

Io. A modo mio

Il mio cuore
racchiuso in una scatola
dura come il diamante
che non lascia spazio
per poter essere ancora raggiunto
e ferito.

Potessi
chiuderei anche il mio corpo
e la mia anima
più volte violati
per non soffrire più.

Odio
chi mi ha tolto alla vita.
Amo
chi mi ha ridato speranza.



PAROLE

Quando le parole non vengono dal cuore;
Quando sono dette per convenienza;
Quando escono dalla nostra bocca, ma sono pensiero altrui;
Quando non sono spontanee;
Quando sono a "pagamento";
Quando non esprimono emozioni, ma sono solo fine a se stesse;
Quando vengono scambiate tra sconosciuti, al solo scopo di sentirne l'eco;
Quando...
Io le sento così.


Parole stipate
Satolle di percezioni
Rafforzano
Sostengono frangenti appassionati
Vagheggiati.

Così germogliano.
Così perdurano
Così schiattano.
Illudendo.

Accetterei perder la parola
Spodesterei eremiti
Sfuggirei nel silenzioso mutismo della clausura
Per non fomentare
Assurde ciarle

Ma non so respingere
Non riesco ad arginare
Valanghe di blandizie gaglioffe
Se non lasciarle scivolare addosso
Come carta vetrata a grana spessa.

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